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martedì 11 novembre 2025

Blocco dello Scrittore

 Eccolo qui, ammettiamolo.

Leggo i miei vecchi articoli sul blog e sono frizzanti, allegri, ricchi, piacevoli.

Oggi rileggendo quello che scrivo (per lo più sul mio diario cartaceo o sul più rapido Instagram) mi sembra tutto cupo, scialbo, banale.

Molto banale.

Come se avessi perso la scintilla dell'originalità e mi rifugiassi nelle solite cose già dette e ridette, pallida imitazione di quello che è stato, penoso tentativo di strappare un'emozione con facili accostamenti di parole e aggettivi.

E la colpa è solo mia, del mio essere dipendente di troppi contenuti già creati, bellissimi, per carità, ma frutto dell'impegno di altri, altri che non sono me. Non sono io.

Cado nel comune errore del paragonarsi, del voler imitare, ma, appunto, rimango un'imitazione di chi ha più capacità, più consistenza o, semplicemente, il suo personale modo di vedere, di essere e di trasmettere.

E allora mi blocco, mi scoraggio, tutto sembra pesante e insormontabile, "Ci vuole troppo", dimenticando che, sebbene oggi abbiamo tutto a portata di click, le cose in effetti richiedono un tempo, una gestazione, prima di vedere la luce.

I disegni, gli articoli, le creazioni del mio passato non sono nate in un minuto, voilà, fatto. Ci è voluto tempo, ci sono voluti sbagli, correzioni, prese di coscienza.

Eppure ora "Sono stanca" anche se ho passato il giorno sul divano o "Non ho tempo" anche se in realtà il tempo c'era, ma ho deciso di impiegarlo diversamente (seduta sul divano di cui sopra, per esempio).

Pausa: devo spegnere la candela profumata, prima che mi asfissi.

Rieccomi.

Dice "Rallenta, ascoltati, prenditi cura di te e prenditela comoda", ma credo ci sia un limite a tutto e invece avrei bisogno di una strigliata.

Non dico uscire dall'inconsistenza che mi accompagna sin da bambina (l'ho scoperto rileggendo un diario di fine anni '80, nientemeno!), ma vorrei almeno poter tornare indietro da questo torpore autoinflitto, smettere di pensarci e sentirmi in colpa per la mia inattiva passività e tornare a concludere qualcosa.

A volte sento di non dare nessun contributo utile alla società. Boh.

Mi sento pesante. Non solo fisicamente (e lo sono, da qualche anno è davvero dura recuperare la mia forma e la mia sportività), ma anche mentalmente (nonostante la terapia mi abbia aiutata immensamente).

Mi sembra di essermi fermata, sono immobile, in un mondo di gente che va avanti, forse sono perfino tornata indietro.

E sì, la colpa è mia e di nessun altro, certo non delle persone che mi sono accanto, che da sempre mi sostengono, appoggiano, incoraggiano, qualunque cosa mi metta in testa di fare, senza mai rinfacciarmi i miei "fallimenti" dovuti dall'arrendevolezza.

Se fossimo da qualche parte nel 1800, ora lascerei un'esclamazione drammatica, tipo "Ah! Quale tormento che attanaglia il còre e sgomenta l'anima!2, ma siamo nel 2025, per cui perdonatemi se mi limiterò ad un meno poetico "Che p@lle!" :-|

4 commenti:

  1. La parte peggiore non è nemmeno l'inerzia in sé: è il senso di colpa, di inadeguatezza, di vergogna. È quello a farci sentire ancora più incapaci e pesanti e ingigantisce la fatica. Ma magari per te "Rallenta, ascoltati, prenditi cura di te" può significare "Quando stai per postare su Instagram, rifletti se quel contenuto ti rispecchia o no. Elabora con calma l'idea. Prepara con cura i tuoi post". Instagram a parte mi sento come te, e per uscirne sto cercando la mia spontaneità che è rimasta schiacciata sotto il peso dei doveri. Se non ritrovo la mia leggerezza, non riuscirò a smuovermi. Anche per te è così?

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    1. D-chan! *.*
      Ho recuperato solo ora tutti i tuoi commenti e non sai quanto mi abbiano scaldato il cuore! ç_ç
      Scusami per aver risposto a tutto solo ora!
      E' proprio così, il senso di colpa è terribile, credo sia dovuto dal fatto che siamo la generazione venuta su col dover dimostrare di essere produttiva, sempre e comunque, spesso perché abbiamo come esempio le "nostre" vecchie generazioni che hanno visto la guerra e la ricostruzione, forse idealizziamo quei sacrifici non saprei!
      Anche io sono alla ricerca della spontaneità, di quella magia che mi ispirava il senso di meraviglia. E sento che non sono perse, ma solo nascoste sotto il peso dei doveri, proprio come dici tu.
      Sono convinta che pian piano (magari non troppo piano ecco) ne usciremo e ritroveremo il nostro passo.
      E' vero che andando avanti con gli anni si rallenta, ma possiamo provare ad accettare e a capire le nostre nuove necessità :-)
      Ti abbraccio fortissimo e la coperta arcobaleno è grande abbastanza per avvoltolarci tutti :-D

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    2. Spiacente che il sistema informatico ti abbia recapitato i messaggi con anni di ritardo... Si dice "meglio tardi che mai", però mi spiace se ti sei sentita inascoltata quando non lo eri. Magari funziona meglio su Instagram? Non so come trovarti, che nome ha il tuo profilo? Ci sono più di una Feddy, e nessuna Uapa che sembri te. Se hai bisogno di me, la mia mail è sempre quella. ^_-

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    3. In realtà devo fare un po' di mea culpa, perché le notifiche sui commenti mi arrivano su un'email antica che non uso da secoli e quando capitavo qui i commenti buoni, di persone reali, erano nascosti in un mare di commenti anonimi spam O_O
      Non sai quanti ne abbia cancellati, prima di arrivare al tuo ^_^'
      A una certa c'era una serie di commenti che cercavano di appiopparmi degli ombrelli in vendita, perché nel post sotto al quale commentavano parlavo del tempo e della pioggia, dannati BOT! è_é
      Quel che mi fa più rabbia è che mi chiede se voglio segnalare i tuoi come sam, ma gli altri, che sono spam davvero, me li devo tenere e basta -_-*

      Su instagram mi trovi come rainbow_uapa (o come feddy1981, ma raramente) :-D

      Ma voglio tranquillizzarti: non mi sono sentita inascoltata e averti ritrovata mi ha davvero davvero scaldato il cuore *.*

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