Da qui vedo tante cose.
L'idiozia e il veleno di troppi, in un momento in cui proprio non c'è bisogno di polemiche inutili; la solidarietà, quella vera, che agisce, in un modo o nell'altro, e che arriva da tantissimi Italiani (perché siamo un popolo di stronzi, ma quando vogliamo abbiamo un gran cuore, dai), con gesti grandi e piccoli; solidarietà che arriva anche dall'estero, fosse con una semplice Amatriciana servita in un ristorante londinese o con un paio di mani che non sanno se otterranno il permesso di rimanere in Italia, ma intanto scavano, perché lì sotto c'è qualcuno da tirar fuori.
Vedo tante persone all'opera per salvare persone, animali, ricordi.
Vedo tanti fare tanto.
E io?
Ho mandato un sms. E quando mi è stata inviata la risposta "Grazie per il tuo aiuto", è stata come un cazzotto allo stomaco, perché mi sembra di essermi solo lavata la coscienza.
Vedo tante cose e non posso far nulla di concreto.
Dopo una nottata in preda ai crampi, che mi hanno tormentata dalle 3:30, la radiosveglia ha suonato, come ogni mattina, sparandoci nelle orecchie ancora addormentate il notiziario delle 5:30 della stazione BBC Radio2.
"Una forte scossa di terremoto nell'Italia centrale ha raso al suolo i centri di..."
In piedi sul letto in un secondo: un che ha fatto cosa, dove?!
"Amatrice non c'è più"
Amatrice.
Una mia amica vive lì e riesco a rintracciarla solo nel primo pomeriggio, per fortuna tutto "bene".
Io di Amatrice non ho mai visitato il centro storico, perché lei vive in periferia.
Non ho mai visitato Accumuli, non ho idea di come siano fatte Arquata e Pescara del Tronto.
Non sono posti a cui sono affezionata, non ho mai camminato per le vie di quei paesi e, fatta eccezione per Amatrice, non sapevo nemmeno che esistessero.
Ma una cosa la so: visto uno, visti tutti.
Ma sì, questi nostri semplici paeselli Italiani, tutti arroccati su una collina o su una montagna, tutti con una "Via Roma" o una "Piazza Garibaldi", tutti con la via principale col bar, il tabaccaio, il panettiere -che spesso è anche il salumiere-, le case alte due o tre piani, il belvedere, il municipio, la chiesa, la scuola, la caserma, il centro storico che è una bomboniera...
Ah sì, con le comari sedute a chiacchierare fuori alla porta, mentre sferruzzano accanto ai gerani.
Più o meno la stessa scena in ogni paese d'Italia, dai, niente di che, roba normale.
Appunto.
E allora Amatrice diventa il paese dei miei bisnonni. Accumuli potrebbe essere il paesello di papà. Arquata si trasforma nel paesino dove vorrei vivere.
Li vedo come sono ora e li immagino cadere in macerie, trascinandosi dietro tutto e tutti, in venti secondi.
Roba normale, che ora non c'è più.
Silenzio.